L’estate era il periodo dell’anno che Michele amava di più, perché poteva passare molto tempo da solo con la nonna Isa: la sua gioia era di vederle cucinare la strafelicità. La nonna la preparava seguendo una ricetta segretissima che custodiva gelosamente tra le pagine di un quaderno a quadretti. «Un pomo d’amore sopra al tagliere trita, sminuzza, poi stallo a sentire: la voce suadente induce al pianto che infine fiorisce e diventa incanto!» diceva la nonna danzando con gli arnesi al vento, tra lacrime di cipolla e sorrisi di mezzaluna. «Pesa la gioia sulla bilancia aggiungi un ricordo di succo d’arancia sbuffa di nebbia, ungi di burro mescola tutto col cielo azzurro!» Cantilenava nonna Isa con voce argentina tra piccoli vulcani di farina dal cuore palpitante di uova. «Rovescia un sacco di sogni leggeri che siano bei freschi di oggi o di ieri aggiungi un abbraccio di terre lontane ma se assaggi tutto, nulla rimane!»