Delsie vive da sempre con la nonna, ma durante l’estate dei suoi dodici anni comincia a guardare la vita con occhi diversi e a domandarsi perché non può avere anche lei, come i suoi amici, una mamma simpatica e un papà amorevole. E, anche se le vuole bene, spesso è difficile spostare la nonna dal divano dove passa ore a guardare i telequiz. Delsie è un’acuta osservatrice dei fenomeni atmosferici e coglie anche altri mutamenti, tra cui quello di un’amica che sembra essere cresciuta più in fretta di lei.
Recensione di non è colpa della pioggia su Biblioragazzi
Biblioletture di Biblioragazzi – 19 giugno 2020
Fresca vincitrice del Premio Strega Ragazzi e Ragazze con Una per i Murphy, Lynda Mullaly Hunt torna ad affacciarsi nel catalogo Uovonero con un nuovo romanzo che ne conferma la bravura, la capacità di presentare storie credibili che suonano assolutamente vera, di portare sulla pagina i sentimenti e le sensazioni dei suoi ragazzi protagonisti e non solo, sempre con un’iniezione di poesia e bravura nel dire che le cose per cui sono tanti i passaggi del testo che si vorrebbero sottolineare e condividere ad alta voce.
Delsie vive a Cape Cod tutto l’anno e vive quindi quello sdoppiamento stagionale di chi abita un luogo che per molti è di villeggiatura; la nonna con cui è cresciuta si occupa di pulizie in un complesso residenziale e lei le dà una mano e l’estate è il momento in cui rivede Brenda, la sua amica del cuore. Ma quest’estate qualcosa è cambiato: a Brenda non interessano più le loro attività e le condivisioni che ritiene da bambini piccoli e la nuova ragazza con cui passa il tempo fa di tutto per prendere in giro Delsie. Intanto c’è un nuovo strano ragazzo in giro, uno che sta coi piedi nell’acqua durante i temporali e sa tutto degli squali bianchi. Con lui Delsie stringerà una forte amicizia e affronterà il problema che si porta appresso: la mancanza della madre che l’ha abbandonata da piccola, lasciandola coi nonni che l’hanno allevata.
Il romanzo è una profonda riflessione sull’amicizia, ma soprattutto sulla famiglia, quella degli affetti e non del sangue, quella che ti costruisci o di cui magari ti trovi ricco senza nemmeno accorgerti; persone che ti vogliono bene a loro modo, che fanno parte del tuo orizzonte di vita anche quando ti incammini per la tua strada o loro se ne vanno. Molto bella l’immagine del piccolo quartiere in cui vive Delsie, quattro case in fondo a una strada chiusa che coi loro colori le ricordano un panino e le sue salse: si sta stretti insieme nella vita, cercando di porre attenzione per gli altri, lasciare a ciascuno propri spazi, tendere una mano quando ce n’è bisogno. E poi si dice di capacità, testardaggine, rabbia, talenti, spazi, tempeste che arrivano e che si possono affrontare.
di Caterina Ramonda