Percorso di formazione e workshop per bibliotecari Piattaforma Zoom
A cura di Elena Iodice
I appuntamento – RITAGLIARE NEL COLORE HENRY MATISSE
II appuntamento – IL COLORE E’ LA PELLE DEL MONDO SONIA DELAUNAY
III appuntamento – IL MONDO IN SCATOLA JOSEPH CORNELL
RITAGLIARE NEL COLORE. HENRY MATISSE
Ormai ottantenne, all’apice del suo successo Henry Matisse subisce una pesante operazione allo stomaco che gli lede in modo irreversibile le fasce muscolari.Lui, precisissimo pittore da cavalletto, non può più dipingere. O meglio, non lo può più fare come fino a quel punto lo ha fatto. Sdraiato sul suo letto nella camera di un albergo aNizza, annoiato, nota una macchia sulla parete e, per coprirla, ritaglia una rondine da un foglio della carta da lettere che teneva sul comodino. Le forbici si muovono libere, assecondano il pensiero del pittore come prima lo aveva fatto il pennello. Matisse chiede a Lydia, la sua assistente, di attaccarla alla parete con una puntina. In quel momento, dalla finestra aperta, entra una folata di vento e la rondine si muove. Matisse capisce che quello è l’inizio di una “seconda vita” in cui le sue mani ritaglieranno direttamente nel colore. “Quel che ho fatto prima della malattia, prima dell’operazione, sa sempre troppo di sforzo; prima avevo vissuto con la cintura allacciata. Quel che ho creato dopo rappresenta il mio vero io, libero e distaccato.” Henry Matisse, lettera ad un amico, 1952
Il racconto di questo piccolo “ritaglio” della vita dell’artista francese è il punto di partenza del la- boratorio.
La riflessione sugli ostacoli che la vita ci pone davanti e sul modo in cui essi possano diventare una risorsa per inventare nuovi mondi è condizione indispensabile per poter pensare come Matisse.
L’osservazione delle forme naturali che costituisce la fonte prima di tutti i cuts- out, la loro progressiva semplificazione fino al raggiungimento della silouhette astratta, l’ombra che animava i ricordi di Matisse, seguono passo passo il processo creativo dell’artista.
La disposizione delle sagome ritagliate secondo criteri di ritmo (la musica jazz che, come nell’atelier dell’artista, accompagnerà il lavoro) e di giustapposizione cromatica chiuderà il laboratorio: come a Vence, l’ultimo, complessissimo lavoro di Matisse prima della morte, creeremo piccole composizioni ritagliate direttamente nel colore capaci di trasportarci altrove, proprio come accadeva a Matisse
IL COLORE E’ LA PELLE DEL MONDO. SONIA DELAUNAY
La storia che guida questo laboratorio, parte dal ritrovamento della coperta che Sonia, secondo la tradizione russa, cucì alla nascita del figlio Charles, nel 1911: quella scoperta è il pretesto per un viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio, alla ricerca delle suggestioni che influenzarono la sua arte. «Chiudi gli occhi», suggerì Sonia, «e segui il suono dei colori.»
Ed eccoli, mamma e figlio, a Le Bal Bullier dove gli abiti fruscianti accompagnavano, con i loro colori, la musica dell’orchestra; o nei mercati di frutta del Portogallo dove Sonia visse e lavorò assieme a Robert, il marito, riflettendo su quella luce così intensa da cambiare la qualità, ancora una volta, dei colori; ad Amsterdam, infine, dove quei toni, quelle luci, quei movimenti prendevano forma nei tessuti che Sonia cominciò a disegnare.
«Tutto è sentimento, tutto è vero. Il colore mi dona gioia», dice Sonia Delaunay in un’ intervista con Jacques Damase, dal documentario di Patrick Raynaud Prises de vue pour une monographie, 1972.
Sonia e Robert intrecciano le loro mani e seguono le strade ancora inesplorate del colore astrat- to: campiscono forme pure (quadrati, rettangoli, cerchi) di colori uniformi e le giustappongono, le accostano per tentare di capire quale reazione prenda vita. Capiscono che quelle campiture, una volta considerate insieme, si muovono, danzano, cambiano la propria natura, galleggiando in su- perficie in modo indeciso e poetico. Costruiscono, così, la teoria dei colori simultanei. Partendo dalle riproduzioni su carta dei tessuti disegnati da Sonia, costruiremo abiti e vestiremo le modelle che l’artista aveva disegnato sui suoi taccuini.
L’unica regola sarà: seguiamo la geometria.
La collezione a cui daremo vita rappresenterà, come diceva Sonia, la pelle del mondo.
IL MONDO IN SCATOLA. JOSEPH CORNELL
“Joey Cornell raccoglieva tutto..
Qualunque cosa scatenasse la sua immaginazione o incantasse i suoi occhi.
Se mi piace, lo tengo.”
Joseph Cornell passerà la vita a raccogliere cimeli, reperti del passato, conchiglie, foglie, spartiti, vecchie fotografie, monete, farfalle, piume, ciottoli e campanelle. Nelle giornate sempre uguali nella sua casa ad Utopia Parkway, ricomporrà quei piccoli tesori dentro scatole di legno che si costruiva nella garage del giardino, creando piccoli mondi in cui scappare dalla vita grigia e asfissiante che lo imprigionava. In quelle scatole ritroverà la libertà, la musica, le ballerine che sbirciava nei teatri, i giochi che faceva da bambino, Robert, il fratello adorato, la sua famiglia trasformata in una serie di vasi brillanti. In quei mondi sospesi troverà rifugio diventandone finalmente il protagonista.
Se mi piace lo tengo.
Anche noi saremo guidati da questo motto. Nelle settimane che precederanno il laboratorio, raccoglieremo piccoli oggetti nel mondo là fuori per poi ricomporli in preziose composizioni dentro vecchie scatole che trasformeremo nei mondi che vorremmo abitare.
Elena Iodice: Laureata in Restauro Archeologico presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, scopre improvvisamente il potere dell’Arte raccontata ai bambini, grazie all’intuito di Paola, un’insegnante della scuola primaria. Comincia a lavorare presso scuole, musei, biblioteche. Scrive delle sue passeggiate in questo mondo sul blog di Topipittori e su FrizziFrizzi. Collabora, come atelierista, con Alchemilla, cooperativa sociale per il progetto Artoo: L’arte raccontata ai bambini, con Drammatico Vegetale e Alcantara Teatro, con cui dal 2018 cura i laboratori a margine del festival Filo per Filo, segno per segno.
Il percorso è finanziato dal Mibact e organizzato dal Sistema Bibliotecario della Marmilla